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Apertura della Cripta, "Il Fondaco"

La “Cripta” insieme alla chiesa di Sant’Andrea risale al  XIV secolo, al momento in cui i Lucchesi ricostruirono il distrutto paese di Vivinaia e gli diedero il nome di Carlo, figlio di re Giovanni di Boemia, “per farli cosa grata”.

Tutto l’edificio venne costruito tra il 1333 e il 1335.

Il popolo comunemente chiama la cripta «il Fondaco».

Situata sotto il  presbiterio è la parte che resta ancora della chiesa primitiva, a pianta rettangolare di mt.13,85 x  mt.7,12  con al centro due grosse colonne che la dividono in tre campate con volte a crociera.

Il primitivo altare, formato da una massiccia tavola di pietra, sostenuta da quattro colonnine della stessa materia, fu rimosso dal suo posto centrale e oggi si vede appoggiato alla parete di sinistra.

Il dott. Iacopo Bianchi nel 1713 restaurò l’intera cripta spendendovi del suo duemila scudi, ma l’altare settecentesco, che ora sta a sostituire l’antico, fu eretto a spese della Compagnia di Maria SS. del Soccorso con sua deliberazione del dì 1 dicembre 1652 allo scopo di collocare sotto la sua mensa il corpo di S. Vincenzino, traslato in quell’anno a Montecarlo.

Questo altare è ricco di pietrami ben lavorati, sopra vi è scavata una nicchia nella quale si trova la statua della Madonna Immacolata, anche se la cripta è dedicata alla Beata Vergine Maria Addolorata. 

Nello stesso anno il Bianchi fece dipingere l’affresco della cena degli Apostoli ed altre scene bibliche nelle sei lunette delle pareti, pitture quasi totalmente scomparse; vi aprì due finestre nane sulla parete di destra e chiuse una monofora nel muro di centro ove ora poggia l’altare, aprendo ai due lati dello stesso finestrelle a croce greca lobate e, ancora vivente, vi costruì la sua tomba, composta da un sarcofago in marmi diversi; lo stemma dei Bianchi, consistente in tre foglie di alloro sovrapposte a tre monti, si vede scolpito nella fascia di pietra sotto la volta, ad attestare che i restauri furono eseguiti a spese della stessa famiglia.

Nel pavimento, si intravedono le serrature in pietra del sepolcro dei fratelli della Compagnia della SS. Vergine del Soccorso, la quale fino al 1785 ebbe nella cripta la sua sede. 

Da una porta posta in fondo prima della scala, si accede ad una piccola stanza ove è custodito, in una edicola, un presepio del ‘600 con statue in terracotta dipinta di fine fattura. 

Prima del 1575, i libri dei partiti del consiglio comunale e tutte le altre scritture importanti, appartenenti alla Comunità, venivano conservate in questo luogo in due casse ben serrate, e non si potevano estrarre senza una delibera del Consiglio, o almeno dei quattro Ufficiali maggiori del Comune.

Nelle stesse casse erano custodite anche le borse per gli scrutini delle varie cariche comunali. 

Dopo quell’anno, essendo cresciuto il numero dei volumi, fu eretto l’archivio nel Palazzo Pretorio.

In questo luogo si riuniva regolarmente anche il “Capitolo” della Collegiata.

La storia sacra della Collegiata di Sant’Andrea offre, attraverso le diverse suppellettili esposte, una profonda prospettiva in cui si delinea la plurisecolare vicenda devozionale legata all’Opera e alla Compagnia della Madonna del Soccorso i cui componenti, insieme agli altri devoti, sfruttarono i legami con grandi centri culturali per assicurarsi oggetti di alto valore artistico.

Gli arredi di argenteria liturgica in mostra vanno considerati come parte integrante della storia del luogo, come pure dell’evolversi del gusto e delle tipologie della suppellettile sacra durante un arco temporale che va dal XV al XX secolo.

Questi oggetti testimoniano quel percorso di fede e di devozione popolare che ha contribuito alla formazione ed alla conservazione di un patrimonio di notevole valore artistico.�<

 

La cripta è aperta tutte le domeniche dalle 15.00 alle 18.00

Negli altri giorni, escluso gli orari di celebrazioni, è prevista la visita ai gruppi su prenotazione chiamando la segreteria Parrocchiale 0583 22034 oppure 335 8066036

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